100 lavoratori in attesa di assunzione denunciano una vicenda kafkiana
Anagni, 2 settembre – Un’azienda che vuole ripartire con 100 assunzioni nella provincia di Frosinone, grazie a un progetto di economia verde e circolare, e che aspetta da oltre 800 giorni i permessi e i servizi per cominciare a produrre. È la storia incredibile della Saxa Gres Spa di Anagni, azienda che vorrebbe poter iniziare la produzione di piastrelle in maniera innovativa e riciclando scarti, anche grazie a un investimento di 15 milioni di fondi esteri, senza aver chiesto un euro pubblico. Un clamoroso autogol, in un’area del Lazio in cui la crisi economica e occupazionale è fortissima.
In un’assemblea organizzata oggi nello stabilimento – 35.000mq lungo l’autostrada Roma-Napoli – i 100 lavoratori in mobilità e in attesa di assunzione hanno espresso tutta la loro preoccupazione: a oltre due anni dall’inizio delle trattative per riaprire lo stabilimento che era stato chiuso nel 2012 le risposte delle istituzioni sono state deboli o inesistenti.
La storia, come spesso capita in Italia, ha una sua complessità burocratica. La Saxa Gres SpA credeva di riaprire i battenti già quest’estate, con gli impianti funzionanti a pieno regime dall’1 settembre, per produrre gres porcellanato con un sistema innovativo. Una parte dell’impasto delle piastrelle spessorate doveva infatti provenire dalle ceneri residue dell’impianto di termovalorizzazione di San Vittore, che è a pochi chilometri dalla fabbrica. L’Istituto Superiore di Sanità ha già espresso un parere di non pericolosità sull’utilizzo delle ceneri trattate ad alta temperatura e poi ulteriormente inertizzate e ‘sigillate’ in fase di realizzazione della piastrella sia dalle altissime temperature che dalla vetrificatura. L’ASL di Frosinone aveva confermato un parere positivo nel merito. Inoltre, numerose aziende italiane già usano ceneri nell’impasto: si tratta di un modo per riutilizzare scarti il cui smaltimento costa sia in termini economici che ambientali alla comunità. Per smaltire le ceneri, oggi l’impianto di San Vittore paga oltre 100 euro a tonnellata e alti costi energetici ed ecologici dovuti alle decine di camion che ogni giorno partono per siti del nord Italia.
Dopo 800 giorni dalla richiesta di permessi ambientali oltre che amministrativi – ha spiegato oggi il management dell’azienda ai lavoratori – è arrivata a fine luglio dalla Regione Lazio una valutazione d’impatto ambientale che loda l’innovativo processo produttivo, ma evidenzia la mancanza di una normativa di riferimento. Rilievo che contrasta con la presenza di aziende che utilizzano questo tipo di scarti in Emilia Romagna – capitale della ceramica – e in Lombardia.
“A quel punto – ha spiegato all’assemblea Francesco Borgomeo, ideatore del progetto e traghettatore della riconversione – abbiamo chiesto di poter andare avanti senza l’innovazione, rinunciando per ora alla promozione dell’economia circolare di cui tanto si parla in Europa e in Italia”. Ma anche questo ritorno alla produzione convenzionale è ostacolato dalla burocrazia: la procedura del concordato non si è ancora conclusa e non sono stati saldati i debiti della passata gestione, nonostante la somma dell’acquisto concordata con i creditori sia stata da Saxa Gres già pagata da nove mesi, come da richiesta della stessa Fallimentare di Frosinone. Oggi quindi l’azienda, che ha versato 7 milioni e ne ha investiti altri 8 grazie a un nuovo sistema di vendita di bond attraverso fondi internazionali, è come se risultasse morosa e gli allacci alle utenze non si possono rinnovare. Ciliegina sulla torta: alla cava di argilla di proprietà dell’azienda, a pochi chilometri dallo stabilimento, nel Comune di Ferentino, nove mesi di burocrazia non sono stati sufficienti per riaprire. Risultato: l’impasto per le piastrelle si deve comprare nel distretto di Modena, con altissimi costi economici per l’azienda e gran via vai di mezzi pesanti.
La UE ha varato una complessa direttiva sull’economia circolare. Il ministero dell’Ambiente ha dato vita a un regolamento sull’end of waste. In tutti questi atti si legge che l’economia circolare va aiutata e valorizzata: in Italia ci sono poche materie prime e se vogliamo far ripartire il manifatturiero dobbiamo farlo il più possibile attraverso il recupero di materie che escono dal ciclo dei rifiuti. “Noi abbiamo provato a farlo in ogni modo, e a oggi non ci siamo riusciti: l’economia del riciclo si scontra con i baroni delle discariche, proprio in una regione in piena crisi sul recupero e il riciclo dei rifiuti”, ha argomentato il management della Saxa Gres. “Nelle condizioni attuali, gli investitori non partiranno con le 100 assunzioni a tempo indeterminato che erano certe fino all’inizio di luglio, ma solo con alcune decine a tempo determinato”.
I costi sono enormemente levitati, l’innovazione è – per ora – accantonata. “Oggi che i dati del PIL dichiarano ancora un andamento scoraggiante, vedere queste storie fa male. Riuscire ad attrarre investitori in Italia è diventato impossibile”, commenta Borgomeo. “Non è la fiscalità, né i costi del lavoro. Quelli che sono inaccettabili sono i costi ed i tempi della burocrazia che distrugge tutto, accentua l’incertezza e favorisce la crisi con la fuga di imprenditori italiani ed investitori esteri. Il messaggio che diamo ai lavoratori, al management dell’azienda e agli investitori, è quello di resistere: continueremo la nostra battaglia per dimostrare che in Italia si può e si deve fare industria, perché abbiamo le capacità, la pazienza, il coraggio e forse la follia di saperci credere. La notizia che ci dà qualche speranza è che La Regione ha convocato l’azienda per lunedì 12 settembre e quindi si continuerà a trattare. Ci auguriamo che tutte le Istituzioni facciano semplicemente il loro lavoro”.
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